Nel mese di Aprile 2024, il giorno 21 per l’esattezza, Giove si congiungerà ad Urano nel segno del Toro.
La notevole importanza di questa configurazione planetaria non è data solo dall’evento in sé, ma anche dal fatto che il superamento di Urano da parte di Giove, segna l’inizio della dilatazione delle distanze tra i pianeti lenti, prefigurando quanto si realizzerà nel 2026, anno in cui Barbault individua la tanto attesa “risalita”, successiva alla “più grande caduta del secolo” del 2020.
Il ciclo Giove-Urano dura 14 anni e quello in corso è iniziato nel 2010 all’inizio del segno dell’Ariete.
Vista la natura dei pianeti coinvolti la valenza attribuibile a questo ciclo e, nello specifico, a questa congiunzione, è principalmente quella di cambiamento e di espansione, con qualità di individualismo e di soggettività.
Possiamo dunque pensare ad una spinta verso il nuovo, ad una tensione verso svolte anche significative, a diversi livelli. Ma, di che natura?
La risposta, a mio avviso, non è facile. Secondo Barbault, si tratta di una congiunzione che si dimostra adatta a mettersi tanto al servizio del meglio quanto al servizio del peggio.
Giove simboleggia la fiducia, l’espansione, la prosperità, è il vero significatore della pace. Rappresenta il nostro bisogno di elevarci e di crescere, di ampliare il nostro sguardo. “Osa, che ce la puoi fare!”, ci esorta Giove durante i suoi transiti.
Giove non ha il senso del dubbio.
Nel segno del Toro il pianeta, per l’astrologia moderna, è in esaltazione.
Urano simboleggia il cambiamento, il progresso, l’individualità, il rifiuto delle convenzioni e di tutto ciò che è stantio o condizionante, la capacità di mettere in discussione l’autorità. Rappresenta il nostro lato più geniale e come viviamo la nostra unicità e la libertà dell’Io,
Urano evoca la “rivoluzione”, la libertà!
Eppure, Urano, non è sempre azione trasformativa positiva.
Urano, a livello individuale, può rappresentare anche l’ipertrofia dell’Io, l’egoismo, l’irresponsabilità e a livello sociale, è bene ricordare che, descrivendo la “tastiera planetaria”, sempre Barbault, di questo pianeta scrive: la forza dell’uno, del monopolio, della concentrazione, il senso della storia è di destra.
Personalmente credo che ci troviamo davanti ad una sfida molto ardita, liberarci dai condizionamenti e da tutto ciò che ci “ingabbia”, diventare consapevoli delle nostre schiavitù – forse soprattutto interne – ma non a scapito di un agire e un pensare volto al sociale. Un agire e un pensare che soprattutto siano “lucidi” e non appunto scaturenti da un iper individualismo nevrotico.
Nessun archetipo può esistere senza gli altri e nessun archetipo simboleggia in assoluto qualcosa di “migliore”, neppure Giove, neppure Urano.
La “più grande caduta del secolo” del 2020 non l’abbiamo certamente ravvisata solo nei fatti esteriori.
Ed è forse su questo che dovremmo riflettere.
Foto di Anunturi